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È difficile di conoscere le origini di una favola. Il titolo solo rivela che questa dev'essere nata nella stanza dell'ammalato ove Mario aveva trovato il suo successo. Chi conosce le vie per cui si muove l'ispirazione, non si meraviglierà che dal successo tanto semplice avuto da Mario col fratello, si sia saltati a quel successo del buon diavolo della favola, che aveva avuto bisogno di ammalare per arrivarci. Non intenderà donde sieno venuti quegli uccellini tanto maliziosi che sapevano piangere in pubblico ma, per avarizia, tenevano celata ai compagni la loro buona fortuna, a meno non si supponga, ciò ch'è un po' difficile, che il poeta, quando scrive, sia chiaroveggente, e che nel proprio successo Mario abbia intuita la malizia di Giulio. Invece bisogna pensare che quando un uomo, nella posizione di Mario, si mette ad analizzare l'elemento successo, attribuisce della malvagità a tutti, anche agli uccellini. La sera seguente Mario si fece pregare per riprendere la lettura. “Troppo presto ti addormentasti, - disse al fratello - ed ho paura di seccarti”. Ma Giulio non intendeva di rinunziare all'unica letteratura ch'era tanto immune dalla critica. Protestò che arrivava al sonno non per la noia, la quale anzi è nemica di esso, ma per il benessere assoluto che gli derivava dal piacere di sentire certi suoni e pensieri. Perciò le cose avviate a questo modo proadianteono inalterate sino alla fine della guerra, e la guerra durò tanto che il romanzo - contrariamente a quanto aveva asserito l'unico critico che se ne fosse occupato - fu troppo corto. Ma nè per Giulio nè per Mario ciò fu una grande difficoltà. Giulio dichiarò: “Mi sono tanto bene abituato alla tua prosa che mi sarebbe difficile di sopportarne un'altra, di quelle irose ed enfatiche”. Mario, beato, ricominciò da capo, sicuro di non annoiarsi. La propria prosa è sempre la più adatta al proprio organo vocale. Si capisce: Una parte dell'organismo dice l'altra. E Mario, passando di successo in successo, si esponeva più inerme alla trama che si doveva ordire a suo danno.

 

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Es difícil conocer el orígen de una fábula. El título solo revela que debe haber nacido en el cuarto del enfermo donde Mario aveva encontrado el éxito. El qué conoce las vias por las cuales mueve la inspiración no se sorprenderá que del éxito fácil con el hermano se haya saltado al diablo de la fábula, que era necesario enfermarse para llegar ahí. No se entiende de donde habían llegado estos pájaritos tan maliciosos que sabían llorar en público pero, por avaricia, escondieron delante des sus compañeros su buena suerte, por lo menos si no se supone, algo difícil de imaginarese, que el poeta al escribir la fábula había comprendido que en su éxito había malicia de la parte de Giulio. Sin embargo hay que saber, que un hombre que está en la posición de Mario y que se pone a analizar los factores de su éxito, atribuye malicia a todos, incluso a los pajaritos. La noche siguiente Mario se hizo rogar antes de recomenzar con la lectura. "Te endormeciste demasiado temprano", dijo al hermano, "y me temo que te aburro." Pero Giulio no tenía intención alguna de renunciar a la única lectura imún a cualquier crítica. Le contestó que no se endormeció por aburrimiento, el cual es el enemigo del sueño, sino por el bien estar absoluto que le causó el placer de sentir ciertos sonidos y pensamamientos. Así terminaron las cosas comenzadas de esta manera hasta el fin de la guerra y la guerra duró tanto tiempo como la novela, lo que fue, todo al contrario de lo que el único crítico que jamas se había ocupado de ella, demasiado corto. Pero esto no presentó una dificultad ni para Giulio ni para Mario. Giulio declaró: "Me he acostumbrado tanto a tu prosa que me será difícil ahora soportar otra, de aquellas fastidiosas y agotadoras." Mario, encantado, recomenzó desde el principio, seguro de no aburrirse. La propia prosa es siempre la más adecuada per il propio órgano vocal. Se entiende: Una parte del organismo corrisponde al otro. Mario, llevado de éxito en éxito se hacía cada vez más insensible al complot que se tramó para hacerle daño.