|
13
Il Gaia sfruttò meravigliosamente lo stato d'animo di Mario, che gli si rivelò intero. Ebbe il
solo torto di credersi molto astuto. Non lo era più di un cacciatore comunissimo che conosca le
abitudini della propria preda. Forse esagerò l'astuzia. Prima di mettersi a correre in cerca della
persona tanto importante, che forse stava allontanandosi da Trieste, egli esigette da Mario una
dichiarazione scritta con la quale gli veniva assicurata una provvigione del cinque per cento. Mario
trovò la proposta equa, ma visto che bisognava attendere che il lento cameriere procurasse la penna
e la carta, propose che il Gaia, per non perdere tempo, se ne andasse subito, mentre lui avrebbe
stesa la dichiarazione e gliel'avrebbe consegnata il giorno dopo. Ma il Gaia non volle. Per andare
sicuri gli affari non si potevano trattare che in un modo solo. E con tutta cura fu redatta la
dichiarazione con cui Mario impegnava sè e gli eredi a versare al Gaia la provvigione su qualunque
importo che ora od in avvenire gli fosse pagato dall'editore Westermann. Alla dichiarazione,
Mario, di propria iniziativa, aggiunse un'espressione di gratitudine che non era altro che una falsità,
perchè gli era stata suggerita dal suo desiderio di celare due suoi rancori, di cui il primo, fortissimo,
per la leggerezza con cui il Gaia aveva compromesso i suoi interessi, ed il secondo - molto meno
forte - per la sfiducia che gli aveva dimostrata esigendo prontamente quella dichiarazione.
Poi il Gaia ebbe anche lui fretta, e corse via non vedendo l'ora di poter ridere liberamente.
Mario sarebbe corso volentieri con lui per abbreviare la propria ansietà, ma il Gaia non volle.
Prima doveva ripassare nel proprio ufficio, poi correre da un cliente dal quale forse avrebbe potuto
sapere l'indirizzo del tedesco, e infine si sarebbe recato in un certo luogo ove sicuramente il casto
Mario non avrebbe accettato di adiantelo, e dove sicuramente si trovava il tedesco, se era ancora a
Trieste.
Prima di abbandonarlo, volle rasserenare Mario e provargli che il proprio errore non aveva
una grande importanza. Ora che ci pensava - dichiarò - ricordava che il rappresentante di
Westermann era nato bensì di famiglia tedesca, ma in Istria. Perciò sarebbe divenuto cittadino
italiano per nascita, e non si poteva espellere.
Questo fu l'unico atto suo che provasse la sua qualità di burlone accorto. Non gli era
sfuggito il grande rancore di Mario, e trovava che non era quella l'ora di provocarlo.
Perciò quando Mario uscì dal caffè, si trovò nella notte oscura in pieno e sicuro successo.
Non sarebbe stato così se ancora avesse potuto temere che il tedesco fosse stato costretto ad
abbandonare Trieste. Egli respirò profondamente, e gli sembrò che mai in vita sua avesse avuto di
quell'aria. Tentò di sedare la grande agitazione che lo affannava e si sforzò di considerare
quell'avventura come cosa nient'affatto straordinaria. |
|
13
Gaia disfrutaba mucho del estado de ánimo de Mario, que se reveló a él por completo. El único error que hizo era creerse muy astuto. No lo era más que cazador común y corriente que conocía las costumbres de su presa. A lo mejor exageró la astucia. Antes de ponerse en marcha para buscar la persona tan importante, que a lo mejor estaba ya por alejarse de Triest, exigía de Mario un declaración por escrito con lo cual se le aseguraba una provisión de cinco por ciento. A Mario la propueste le pareció adecuada, pero debido al hecho que hacía falta esperar que el lento camarero trajera la pluma y el papel, propuso que il Gaia, para no perder tiempo, se fuera imediatamente, mientras que el escribiera la declaración y se lo enviaría el día después. Pero Gaia no quiso. Para estar seguro los negocios solo se podía hacerlos de una forma determinada. Y así se formuló esmeradamente la declaración por lo cual Mario se comprometió que tanto él como sus herederos dieran una provisión de todo lo que la editorial Wetermann le pagaba o iba a pagarle en el futuro a Gaia. Por propia iniciativa de Mario se añadio un párafo de gratidud que no era otra cosa que una falsificación, porque fue sugerido del deseo de esconder que por dos razones distintas sentía rencor, de la cuales la primera, muy fuerte, era que por indiferencia Gaia había puesto a riesgo sus intereses y la segunda, mucho menos fuerte, que no le había confiado exigiendole imediatamente aquella declaración. Después Gaia se apuró también y se fue para reirse libremente. Mario con mucho gusto se habría ido con él para abreviar su propia ansiedad, pero Gaia no lo quiso. Primero tenía que pasar por su oficina y correr después a un cliente, el cual talvez podría darle la dirección del alemán. Después quería irse a un determinado sitio a donde el casto Mario seguramente no habría aceptado adiantele y donde seguramente se encontraba el alemán si estaba todavía en Triest. Antes de partir quería tranquilizar Mario y comprobarle que su error no tenía gran importancia. Ahora que se lo pensaba mejor, se acordaba de que el representante de Westerman había efectivamente nacido en una familia alemana, pero en Istria. Por lo tanto iba a ser ciudadano italiano por nacimiento y no se podía expulsarlo. Esto era la unica acción que daba muestras de la calidas de su ingenio de granuja. Por eso Mario, al salir del café estaba de noche y él seguro de su éxito. No habría sido así si todavía hubiese podido temer que el alemán habría sido obligado a abandonar Triest. Respiró profundamente y le pareció que jamás en la vida había un aire así. Trató de calmar la gran agitación que le torturaba esforzandose de considerar esta aventura como algo nada extraordinario.
|