16

Per lui già la prima serata fu molto meno gradevole delle solite. Ecco che rifattosi vivo, il romanzo provocava la critica inquietante di Mario. Ad ogni tratto il lettore s'interrompeva per domandare: “Non sarebbe meglio dire altrimenti?”. E proponeva nuove parole, esigendo che il povero Giulio l'aiutasse a decidere. Niente di violento ma abbastanza per togliere alla lettura il suo carattere di ninna nanna. Per rispondere alle domande di Mario, Giulio due o tre volte spalancò gli occhioni spaventati quasi volesse dimostrare di ascoltar le parole che gli erano rivolte. poi ebbe una trovata che per quella sera protesse il suo sonno: “A me sembra, - mormorò - che non si debba mutare nulla a una cosa che come sta raggiunse il successo. Se la muti, forse il Westermann non la vorrà più”. Questa trovata valeva quell'altra che aveva protetto il suo sonno per tanti anni. Per quella sera servì perfettamente. Mario abbandonò la stanza, ma fu meno attento del solito, e sbattè la porta in modo che il povero malato diede un balzo. A Mario pareva che Giulio non lo assistesse come avrebbe dovuto. Ecco che lo lasciava solo con quel successo campato in aria, inquietante più che una minaccia. Andò a letto, ma l'intontimento che precede il sonno fu quella sera terribile. Vedeva il suo successo impersonato dal rappresentante di Westermann, trascinato lontano, lontano, verso il settentrione, e ucciso dalla folla armata e imbestialita. Che ansia! Egli dovette riaccendere il lume per ricordare che morto il rappresentante suo, restava il Westermann che non era altri che una società per azioni non esposta a morte fisica. Fatta la luce, Mario cercò la favola. Credette di trovarla nel rimprovero ch'egli si faceva di non saper godere tranquillamente della promessa di tanta buona fortuna. Diceva ai passeri: “Voi che non provvedete affatto per l'avvenire, dell'avvenire certo nulla sapete. E come fate ad essere lieti se nulla aspettate?”. Infatti egli credeva di non saper dormire dalla troppa gioia. Ma gli uccelletti erano meglio informati: “Noi siamo il presente, - dissero - e tu che vivi per l'avvenire, sei tu forse più lieto?”. Mario confessò di aver sbagliata la domanda, e si propose di rifare in tempi migliori una favola che dimostrasse la sua superiorità sugli uccellini. Con una favola si può arrivare dove si vuole quando si sa volere.

 

16

Para él ya la primera noche era menos agradable que lo solía ser. Ahora que la novela se había hecho vivo de nuevo, provocaba la crítica inquieta de Mario. Cada rato el lector se interrumpía para preguntar: "No sería mejor decir de otra manera?" Y proponía nuevas palabras, exigiendo que el pobre Giulio le ayudara a decidir. Nada grave pero bastante para sacar de la lectura su carácter de canción de cuna. Para responder a las preguntas de Mario, Para responder a las preguntas de Mario, Giulio abrió dos o tres veces los ojos asustados para demostrar que entendía las palabras que se había dirigido a él. Después tuvo una idea que para esta noche protegía su sueño. "A mi me parece", dijo "que no se debía cambiar nada a una cosa que ya obtuvo éxito tal como está. Si la cambias, a lo mejor Westermann no la quiere mas." Esta idea valía tanto como la otra que durante tanto tiempo había protegido su sueño. Para esta noche funcionó perfectamente. Mario salió del cuarto, pero menos atento que de costumbre y cerró la puerta con un golpe tal, que el pobre enfero dió un salto. A Mario le parecía que Giulio no le asistía como debía. Lo dejaba solo con este éxito en el aire que era más inquietante que una menaza. Se acostó pero la somnolencia que precedía al sueño fue terrible. Veía su éxito personalisado en el representante de Westermann, inventado lejos, lejos, en el norte, y matado de la muchedumbre armada y iracunda. Qué inquietud! Tenía que reencender la luz para acordarse de que incluso en el caso de que el representante de Westermann habría muerto, quedaba Westerman que no era otra cosa que una sociedad anónima y que por lo tanto no podía morir. Después de haber encendido la luz, Mario buscaba la fábula. Creía encontrarla en el reproche que él se hacía así mismo de no saber gozar tranquilamente la promesa de tanta fortuna. Decía a los gorriones: "Vosotros que no os preocupais del futuro, seguramente no sabéis nada del futuro. Y como podéis ser felices, si no esperáis nada?" Efectivamente, creía no poder dormir por toda la alegría que sintió. Pero los gorriones estaban mejor informados. "Nosotros somos el presente", dijeron, "y tu vives para el futuro, tú acaso eres más feliz?" Mario confesó de haber mal formulado la pregunta y se propuso de hacer en tiempos mejores una fábula que demostrara su superioridad sobre los pájaros. Con una fábula se puede llegar adonde se quiera cuando se sabe querer.