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La notte sarebbe stata orrenda, se non fossero intervenute ad alleviarla le favole. Capitarono
innocenti, come se l'avventura col Westermann non le riguardasse, e trovarono subito e
incontrastato l'accesso a quella stanza. Meritavano tale accoglienza. Esse erano purissime, non
bruttate dalla burla. Nessuno aveva potuto spiarle. Erano più pure ancora perchè Mario stesso non
le aveva mai considerate se non una sua appendice, una sua forma di sorriso e di respiro. Il Gaia
non aveva previsto ch'egli poteva guarire Mario da una letteratura, ma non da tutta la letteratura.
Eran tre le gentili soccorritrici e si tenevan per mano, ma ciascuna gli si rivelò distinta al
momento opportuno per confortarlo e guidarlo.
Ecco come si manifestò la prima: Mario tremava al pensiero che forse egli non avrebbe
saputo essere virile abbastanza per punire il Gaia, non perchè temesse di lui, ma perchè non
avrebbe saputo abbordarlo e affrontare la sua derisione meritata. Un uccellino accanto a lui
sospirava: “Anche la debolezza ha il suo conforto”. E nasceva la favola: “Un uccellino fu strozzato
da uno sparviero. Non gli fu lasciato che il tempo sufficiente ad una protesta molto breve, un solo
altissimo grido d'indignazione. All'uccellino parve di aver fatto tutto il suo dovere, e la sua
animuccia se ne vantò, e volò superba verso il sole per perdersi nell'azzurro”. Quale conforto!
Mario si fermò ad ammirare quell'azzurro cui l'anima degli uccellini appartiene come la nostra al
paradiso.
La seconda venne a correggere con un sorriso il proposito gridato ad alta voce di non
occuparsi mai più di letteratura. Arrivava ben tardi quel proposito. E Mario ne seppe ridere come se
qualche bestiolina innocente accanto a lui avesse commesso il medesimo errore: “Un uccellino fu
ferito da un colpo di fucile. L'ultimo suo sforzo fu dedicato a involarsi dal luogo ove era stato
colpito con tanto fragore. Riuscì a ficcarsi nell'oscurità del bosco ove spirò mormorando: "Son
salvo"”. |
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La noche habría sido horrible, si no hubieran intervenido la fábulas para aliviarlas. Entraron de manera inocente, como si la aventura con Westermann no les concernía y encontraron súbito acceso a este cuarto. Merecían bien este acogimiento. Eran muy puros, inalterado de la burla. Nadie había podido espiarles. Más puros eran ahora porque Mario siempre les había considerado como un mero apéndice, su forma de relajamiento y reposo. Gaia no había previsto que esto podía curar Mario de una literatura, pero no de todas las literaturas. Eran tres las gentiles salvadoras y se tenían por la mano, pero cada una se revelaba distinta en el momento oportuno para aliviarlo y guiarlo. Así se manifestó la primera: Mario temblaba al pensar que a lo mejor él no podría ser bastante viril para castigar al Gaia. No porque le temía, sino porque no sabría como acercarse a él y soportar su escarnio merecido. Un pajarito a su lado suspiraba: "También la debilidad tiene su alivio." Y así nació la fábula: "Un pajarito fue destrozado por un gavilán. Solo le quedó el tiempo suficiente para una protesta muy breve, un solo grito de indignación muy alto. Al pajarito le pareció de haber hecho todo su deber. Su ánima se elogiaba de ello y voló majestósamente hacia el sol para perderse en el azul." Qué satisfacción! Mario se detuvo para admirar aquel azul al cual apartiene el alma de los pájaros como la de nosotros el paraíso. La segunda corregía con una sonrisa el propósito de no ocuparse más de literatura. Este proposito venía muy tarde y Mario supo reírse de él como de un idiota a su lado que había cometido el mismo error. "Un pájarito fue herido de un golpe de fusil. Su último esfuerzo fue dedicado a escapar volando del sitio donde había sido herido con tanto ruido. Logró a meterse en la oscuridad de un bosque donde suspiró murmurando: "Estoy salvado."
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