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Soltanto Mario non era molto persuaso che il Brauer meritasse un salario tanto più alto del
suo. Occorse tale invidia per far nascere la favola. Dunque anche il povero Brauer si mutò in un
passerotto, ma fu accompagnato nella sua metamorfosi da Mario stesso. Ai due passeri
naturalmente veniva offerto del pane perchè essi esistono perchè la bontà umana possa esercitarsi a
buon mercato. Il Brauer volava ad esso per la via più diritta, e perciò più bassa. Mario volava in
alto ed è così che arrivava in ritardo. Ma digiunava volentieri confortato dalla bellezza della vista
di cui dall'alto aveva potuto godere.
Bisogna anche dire che Mario era un ottimo impiegato e che non aveva bisogno del pungolo
per fare il proprio dovere. Oltre a quelle lettere che faceva in collaborazione, a lui incombevano
anche molte registrazioni ed altri lavori d'ordine inferiore che in commercio spettano di diritto ai
letterati che non sanno fare altro. Anche per questi lavori fatti da Mario con grande coscienziosità,
il Brauer gli era riconoscente perchè così aveva più tempo per dirigere gli affari com'era il suo
desiderio ed il suo dovere. Diventava così sempre più accorto e doveva venire il momento in cui la
sua scienza commerciale sarebbe stata più utile a Mario di quanto la letteratura di questo mai fosse
stata di vantaggio a lui.
L'altro amico di Mario, quegli che presto doveva rivelarsi suo nemico, era un certo Enrico
Gaia, commesso viaggiatore. In gioventù, per un breve periodo, aveva tentato di fare delle poesie, e
s'era trovato allora associato a Mario, ma poi in lui il commesso viaggiatore aveva strangolato il
poeta, mentre, nell'inerzia dell'impiego, Mario aveva continuato a vivere di letteratura, cioè di
sogni e di favole.
Non è mestiere da dilettante quello del commesso viaggiatore. Prima di tutto egli passa la
vita lontano dal tavolo, l'unico posto ove si possa fare e versi e prosa; ma poi il commesso
viaggiatore corre, viaggia e parla, soprattutto parla fino all'esaurimento. Forse non era stato tanto
difficile di sopprimere nel Gaia la letteratura. Egli era passato per quel periodo d'idealismo che
talvolta preludia anche alla formazione dei negrieri, e di tale periodo non restava maggior traccia in
lui che nell'insetto alato della larva. Si sarebbe potuto macinarlo tutto, eppoi analizzarlo, senza
scoprire nel suo organismo una sola cellula foggiata per servire ad altro che a fare dei buoni affari.
Mario, un po' ingiusto, non gli perdonava una trasformazione tanto radicale, e pensava: Quando si
vede un passero in gabbia fa compassione, ma anche ira. Se si è lasciato prendere vuol dire che un
poco già apparteneva alla gabbia, e se poi l'ha sopportata, è prova certa che non meritava altro
destino.
Però il Gaia era apprezzatissimo quale commesso viaggiatore, e non bisogna disprezzarlo,
perchè un buon commesso viaggiatore è la fortuna della propria famiglia, della ditta che lo assunse
e persino della nazione in cui nacque. Tutta la sua vita aveva fatte le piccole città dell'Istria e della
Dalmazia, e poteva vantarsi che quand'egli arrivava in una di quelle città, per una parte della
popolazione (i suoi clienti) il ritmo monotono della vita di provincia si accelerava. Egli viaggiava
accompagnato da una chiacchiera inesauribile, dall'appetito e dalla sete, insomma le tre qualità
sociali per eccellenza. Adorava la burla come gli antichi toscani, ma pretendeva che la sua fosse
una burla più amabile. Non v'era cittadella per cui fosse passato, dove non avesse designato lui la
persona da burlare. Così i suoi clienti lo ricordavano anche quand'era partito, perchè continuavano
a divertirsi sulla traccia da lui segnata.
Forse quest'amore alla burla era il residuo delle sue tendenze artistiche soppresse. È infatti
un artista il burlone, una specie di caricaturista il cui lavoro non è agevolato dal fatto ch'egli non ha
da lavorare, ma da inventare e mentire in modo che il burlato si faccia la caricatura da sè. Un
lavoro delicato precede e accompagna la burla, e si capisce che una burla riuscita resti immortale.
Vero è che se ne parla di più se la raccontò un uomo come Shakespeare, ma dicesi che anche prima
di lui si parlasse molto di quella fatta da Jago.
Può anche essere che le altre burle del Gaia fossero più innocue di questa di cui qui si tratta.
In Istria e in Dalmazia le burle dovevano promuovere i buoni affari. Quella ch'egli fece a Mario fu
invece intinta di vero odio. |
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Solo que Mario no era completamente persuadido que Brauer mereciera un sueldo tanto más alto que el suyo. Esta envidia se produjo, para que nazca otra fábula. Así incluso el pobre Brauer se convertió en un gorrión, pero fue acompañado en su metamorfósis dal mismo Mario. A dos gorriones había sido ofrecido pan, lo que es obvio, para que la bondad humana pudiese mostrarse en un mercado a bajo precio. Brauer volaba por el camino más breve y por lo tanto más bajo. Mario volaba más en alto y llegó por lo tanto con retraso. Pero ayunaba con mucho gusto siendo recompensado por la belleza de la vista que le había ofrecido su alto vuelo. Hay que decir también que Mario era un empleado optimal y que no hacía falta ningún azote para hacer su trabajo. Aparte de las cartas que escribía en colaboración le tocaba también hacer cantidad de registraciones y otros trabajos de órden inferior que en el comercio solían hacer los literatos que no saben hacer otra cosa. También por estos trabajos que Mario realizó concienzudamente, Brauer le era muy agradecido porque de esta manera tenía más tiempo para dirigir los negocios como era il suo deseo y deber. De esta manera se hizo cada vez más astuto y tenía que venir el momento en el cual sus conocimientos comerciales serían más útiles per Mario que la literatura de este jamas habría podido ser para él. El otro amigo de Mario, aquél que dentro de poco iba a convertirse en su enemigo, era un cierto Enrico Gaia, un agente comercial. En su juventud, por un período muy breve, había tratado hacer poesía y en este entonces se hizo amigo de Mario, pero después el agente comercial había estangulado en él el poeta, mientras en la inercia de su trabajo Mario había continuado a vivir de literatura, o sea de sueños y fábulas. El trabajo de agente comercial no es para diletantes. Primero se pasaba la vida lejos de su hogar, el único lugar donde se puede escribir prosa o versos. Además el agente comercial corre, viaja y habla, sobre todo habla hasta el agotamiento. A lo mejor no había sido tan difícil de suprimir en Gaia la literatura. El periodo de idealimos, que de vez en cuando precede anche la formación de un traficante de esclavos, ya lo había pasado y de esta época no había quedado en el más de lo que queda de la larva en el insecto con alas. Se habría podido machacarlo y después analisarlo sin encontrar en su organismo una sola célula destinada a servir a otra cosa que a hacer buenos negocios. Mario, un poco injustamente, no le perdonaba una transformación tan radical y pensaba: Cuando se ve un gorrión en una jaula inspira compasión, pero también rabia. Si se dejó atrapar significa que un poco ya pertenecía a la jaula y si la soporta, está probado que no merecía otro destino. Pero como agente comercial Gaia era apreciado de todos, porque un buen agente comercial es la fortuna de la propia familia, de la empresa que lo impiega y incluso a la nación donde nació. Todo su vida había atraversado la pequeñas ciudades de Istria y Dalmacia y podía gloriarse de que cuando él llegaba a estas ciudades el ritmo monótono de la vida de provincia per una parte de la población, sus clientes, aceleraba. Viajaba acompañado de una charlatanería inagotable, del apetito y de la sed, o sea de la tres cualidades sociales más importantes. Le gustaba burlarse como los antiguos toscanos, pero afirmaba que sus burlas eran más gentiles. No había ninguna ciudad donde había estado y donde no había designado la persona de la cual se va a burlar. De esta manera sus clientes se acordaban de él también cuando se había ido, porque continuaron a divertirse siguiendo la huellas que él había señalado. A lo mejor este amor por la burla era el resto de lo que quedaba de sus tendencias artísticas suprimidas. De hecho el artista es un burlón, una especia de caricaturista, cuyo trabajo no resulta más fácil por el hecho de que no tiene que trabajar, sino inventar y mentir de manera que la persona de la que se burla se convierte en la caricatura de si mismo. Un trabajo delicado siempre precede y acompaña la burla y se entiende que una burla lograda es inolvidable. Es verdad que se la recuerda mejor si una persona como Shakespeare la cuenta, pero diría yo que se hablaba de Jago antes de él. Probablemente las otras burlas de Gaia eran más inocentes que esa de la que se trata aquí. In Istria y en Dalmacia las burlas debían promocionar los buenos negocios. La que hizo a Mario en cambio fue inspirado de verdadero odio.
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